Dentro la Milan Games Week

Le cronache del Team Aqua e il ritorno di un biglietto che riavvolge il tempo

INTERVISTAEVENTI

Elena La Verde & Black_Vanille

12/12/202513 min read

Le ombre della notte sono padrone del cielo e le prime luci dell’alba fanno fatica a nascere. Sono le sei e mezza del mattino e Milano è ancora avvolta nell’oscurità. Tutto tace. Ogni tanto, il silenzio viene interrotto dal suono di un'auto che sfreccia lungo le strade vuote. Eppure, nella quiete della notte, un lieve vociare notturno si solleva nell’aria.

Davanti ai padiglioni della fiera, ci sono molte persone in fila.

Sfidano il tempo, ingannano l’attesa, tengono testa al freddo pungente.

Sono tutti lì ad attendere che si aprano i cancelli per uno degli appuntamenti più attesi dell’anno, Milan Games Week.

È anche la mia meta. Guardo di nuovo l’orologio. Manca poco più di qualche minuto alle sette. Sono davvero a pochi passi, ma è troppo presto. Sospiro. L’aria si condensa dal movimento delle mie labbra. Stringo le spalle nel mio cappotto. Fa molto freddo. Passerò più tardi, penso.

Mentre sistemo la mia sciarpa, per dirigermi alla ricerca di un posto per consumare una dolce colazione calda, lasciandomi alle spalle i cancelli della fiera, mi accorgo che diverse sfumature, dal rosso all’arancione, hanno iniziato a tinteggiare il cielo. Il sole è appena sorto. Sarà una bella giornata, ma impegnativa.

L’orologio segna che sono le dieci e cinque minuti. Fatta la fila, superati i controlli, sono dentro. Missione compiuta, oserei dire. Lo penserei, se non fosse che la Milan Games Week è una delle più grandi fiere dedicate ai videogiochi, agli sport, ai giochi da tavolo, ai fumetti, ai manga, al cinema, all’intrattenimento e in generale, alla cultura pop. Per dare qualche numero, solo nella scorsa edizione, c’è stata una media di circa 125 mila visitatori, secondo gli ultimi dati. Mi guardo intorno. Si conferma un grande afflusso di persone, anche quest’anno.

La Milan Games Week è così: non lascia spazio a respiri profondi, ti avvolge subito, come un fiume che trascina. È enorme, articolata, viva. Una città nella città.

Ci sono quattro padiglioni principali. Non dovrebbe essere complicato orientarsi, credo. Non dovrebbe risultare difficile, nonostante per me sia la prima volta qui. Credo. Nel dubbio, per evitare di perdermi, accetto di buon grado il quotidiano offerto dai ragazzi all’entrata. Lo sfoglio. All’interno delle pagine, c’è la mappa. Niente da aggiungere, so già dove devo andare.

E invece no.

E no, non fate ironia, voi che state leggendo: non sono un’esploratrice finita ai margini del mondo conosciuto. È solo che qui dentro l’aria è densa, vibra di diversi colori, distrae. Da ogni direzione nasce un suono: un annuncio, una risata. la voce di un presentatore, un applauso esploso qualche metro più in là, un altoparlante lontano. Tutto si mescola, sfasando le distanze.

Passano cosplayer che sembrano usciti direttamente da un altro mondo: armature scintillanti, vestiti che traboccano di colori impossibili, costumi che raccontano storie che non conosco. Alcuni li riconosco, altri mi attraversano come apparizioni, figure che svaniscono nell’istante stesso in cui provo a seguirle con lo sguardo.

Cammino. Le pagine del giornale frusciano tra le mie mani mentre cerco un riferimento, un cartello, un’insegna che confermi la direzione da prendere. Ma più avanzo, più le coordinate si sciolgono. Il tempo diventa un elastico, e lo spazio un cerchio che si richiude sempre qualche metro più in là.

Ricerco.

Ricerco ancora.

Sono consapevole di avere uno scarso senso dell’orientamento - o forse, non sono così brava a leggere le mappe. È comunque ufficiale. Mi sono persa.

Destra o sinistra? Sinistra o destra? Il flusso di visitatori, intanto, si muove in entrambe le direzioni.

Me ne rendo conto: sì, mi sono persa; sì, il mio senso dell’orientamento è un filo che si annoda non appena lo tiro; e sì, non ho idea se debba andare a destra o sinistra. Ma è in quell’incertezza, mentre giro e rigiro per l’ennesima volta la mappa tra le mani, che sollevo lo sguardo e si staglia sull’orizzonte visivo qualcosa che somiglia ad un miracolo, spuntato dal caos. Non è un’epifania, ma simile.

Un ragazzo molto alto, sagoma inconfondibile, una felpa nera del Team Rocket che spicca sul resto. Zaino sulle spalle, una valigetta nera tra le mani. “Assomiglia a Pardo”, penso tra me e me. “No, ma aspetta, ma è proprio Pardo!”. Lo fermo, lo raggiungo e lo seguo d’istinto. In fondo, se non sa la strada lui, chi potrebbe saperla? E così, dopo un peregrinare fin troppo lungo, posso finalmente dire di essere arrivata.

Non vi scriverò com’è stato incontrare Pardo, né di cosa abbiamo eventualmente parlato: ci sono emozioni che stanno meglio nel silenzio, che brillano di più quando non le si mette in vetrina. Non è rilevante. Vi scriverò, invece, cosa ha lasciato davvero senza fiato me e chi era intorno a lui. C’erano molte persone. Quest’ultime non solo erano interessate alla figura del Pardo, alla sua storia o al suo carisma, ma guardavano ciò che stringeva tra le dita: il contenuto della valigetta.

Quando la valigetta è stata aperta, il tempo ha fatto un passo indietro.

Nella valigetta, infatti, c’è un passato, oggi presente: il tempo si è piegato su stesso, come se volesse tornare all’era del Pokémon Day, al lontano 2006, quando venivano distribuiti in loco i biglietti evento per catturare ed avere nella propria collezione determinati Pokémon leggendari. Dentro alla valigetta, c’è il preziosissimo e rarissimo Biglietto Eone, un pezzo di storia: in breve, si tratta di un biglietto, uno strumento evento, che permette di accedere all’Isola Miraggio per poter catturare i leggendari Latios e Latias su Zaffiro, Rubino e Smeraldo, titoli di terza generazione Pokémon.

Non occorre darlo per scontato.

Oggi siamo abituati a ottenere tutto subito, in un battito di connessione.

Allora - e non parliamo di secoli fa, ma di quindici anni - era diverso. Internet era lento, i social media ai primordi, non ancora specchi del mondo. Recarsi agli eventi e avere determinati Pokemon leggendari esclusivi sui primi titoli di gioco era un’assoluta rarità. Averli significava essere nel posto giusto al momento giusto. Significava esserci, fisicamente.

Alla Milan Games Week, Pardo ci ha fatto rivivere quell’emozione, come se fosse la prima volta, in un autentico tuffo nel passato. Vedere persone con i GameBoy Advanced alla mano, cartucce rosse come il rubino, blu come lo zaffiro e verdi come lo smeraldo, i cavi link intrecciati e la tecnologia del wireless adapter è assistere al sapore di un ritorno, al compiersi della storia, vissuta in presa diretta. Non è nostalgia, ma è molto di più.

Mentre viene distribuito il biglietto Eone e le persone sorridono, stringendo il GameBoy Advanced come se custodisse una scintilla antica, in contemporanea, dallo stand del Team Aqua, in partnership con lo stand di Anime Import, è stato trasmesso dal vivo lo streaming del Regionale di Stoccarda.

Vederlo dal vivo ha tutto un altro effetto.

Il backstage è un organismo in un movimento continuo: le voci che si alternano con precisione, immagini dei match che scorrono sul grande schermo come una cronaca a cuore aperto. Xella, con la sua voce inconfondibile. Leonardo Bonanomi, Francesco Rasini, Davide Fazio, che in quei giorni sono stati caster e non solo giocatori.

E poi accade l’inaspettato, che spezza il ritmo consueto.

Il fascino del microfono, dell’essere caster, diventa un richiamo irresistibile.

Così, quasi naturalmente, due voci nuove si affacciano alla scena: il giocatore Marco Silva e il fisico teorico Riccardo Azzali, in arte “Filosofiascienza”, si sono uniti al commento in live di qualche partita.

E in regia, dopo tanto tempo, ritroviamo anche Angelo, il Presidente, impegnato ad orchestrare ogni passaggio come un direttore d’orchestra invisibile.

Da casa tutto sembra semplice, tutto lineare. Qui in fiera, si vede, al contrario, ogni ingranaggio: il ritmo, i secondi da incastrare, i tempi di narrazione e di intrattenimento visivo giusti da avere, momenti tecnici alternati ai momenti divertenti, il susseguirsi dei caster con i loro diversi stili di commento, il flusso della diretta che non poteva mai interrompersi. Su una colonna, come un amuleto gentile, un tenero peluche di Lapras osservava la scena (ndr. per ulteriori approfondimenti sul regionale, vi consiglio di recuperare il major report scritto dai miei colleghi qui).

“Sono proprio contento di questa Games Week”, mi dice Angelo, mentre abbiamo il tempo di scambiare qualche parola al volo, tra una brevissima pausa di caffè e un’altra, davanti al grande schermo dove viene riprodotto il regionale.

“Considerando tutte le attività pianificate, sta andando bene, anche se le variabili da tenere sotto controllo non mancano: la connessione internet, l’affluenza del pubblico, gli spazi”.

“Gli spazi?”, gli domando sorpresa.

“È un discorso complesso, ne parliamo dopo”.

Non faccio in tempo ad aggiungere altro: Angelo è rientrato in regia, a coordinare il tutto, di nuovo al suo posto. Mi siedo anche io, a un certo punto, per seguire i diversi match. Le gambe dopo un po’ chiedono tregua, la mente cerca di assorbire ogni cosa.

Ma il tempo fugge, non si lascia addomesticare, e non s’arresta un’ora.

La giornata non è ancora finita del tutto e nel mio itinerario, mi sono ripromessa di passare allo stand Nintendo. E ormai, quasi per miracolo, mi oriento anche meglio (ndr. quasi, ora non esageriamo).

Lo stand spicca come un faro rosso nel mare della fiera. A fare da guardia, sono MegaLucario e MegaGardevoir, severi e imponenti, scolpiti nella luce della Megaevoluzione, in onore del nuovo gioco appena uscito, Pokémon Leggende ZA. Una foto è inevitabile.

È il momento di andare.

Mentre mi allontano dai padiglioni della fiera, il sole è da tempo tramontato e mi incammino nel buio della notte.

Ripenso a questa lunga giornata: le mani che lavorano dietro le quinte, le voci che non si vedono ma fanno accadere le cose, le storie di vita che scorrono parallele, come i cavi dei GameBoy che si intrecciano tra loro, il ritorno di un biglietto che ha riavvolto il tempo, come in una cinepresa di un film.

Perché, nel rumore delle abitudini e delle urgenze, la memoria si fa sommessa, quasi timida.

Eppure sono certa: non è la nostalgia che ci muove, ma è il bisogno di riconoscere ciò che siamo stati, per capire chi siamo.

È l’essenza di questa giornata, il segreto, forse, di ogni cosa, racchiusa tutta qui.

Per raccontare del lavoro svolto durante l’evento non basterebbe solo il mio punto di vista.

Le prime impressioni entusiaste che Angelo mi aveva accennato a caldo trovano conferma nei giorni successivi, e finiscono per intrecciarsi con quelle di Charlie, content creator e social media strategist del Team Aqua.

La mia collega Black_Vanille, che ha avuto modo di parlare con entrambi, raggiungendoli telefonicamente, mi ha passato le sue interviste. Quando ci siamo confrontate, abbiamo deciso che il modo più completo ed autentico per raccontare questa esperienza sia quello di lasciare spazio alle loro voci.

Black_Vanille scrive:

“La Milan Games Week rappresenta sempre un punto di arrivo, ma anche un punto di partenza per il Team Aqua che porta in scena un qualcosa sempre nuovo, reinterpretandosi persino, edizione dopo edizione. Ci sono elementi sempre costanti che contraddistinguono la gradita continuità, dando l'idea chiara di un copione ben studiato e oramai assimilato, ma a cui, soprattutto durante questo evento, il Team Aqua regala nuove sfumature di colore, di espressione della passione per il mondo Pokémon.

Questa seconda edizione della Milan Games Week ha visto prendere una nuova forma al laboratorio affidato da Nintendo, confermando la propria fiducia nel Team Aqua anche in questa occasione. L'attività svolta presso lo stand Nintendo in collaborazione con il Team si è incentrata sul nuovo titolo "Pokémon Leggende ZA", mostrando così delle sfumature ancora diverse rispetto al classico Battle Lab, ma mantenendo ciò che si trova alla base di ogni scenografia del Team Aqua: la condivisione della propria passione e del divertimento nel condividerla.

"Non c'è due, senza tre”, recita un detto popolare e ben si adatta alle performance del Team Aqua: infatti, dopo essersi lasciati alle spalle il buona la prima di Montecatini e il battesimo "d'acqua" ricevuto a Lucca Comics and Games, doveva arrivare la terza occasione che, in questo caso, definirei l'evento nell’evento, che ha confermato la conquista delle luci della ribalta con lo streaming in presenza di un Major. È dunque ora, per me, di abbandonare il palcoscenico, ora che la mia breve introduzione è terminata, per lasciare la parola al Presidente Angelo Peruzzi e Charlie Moon in veste di caster per dar vita alle loro interpretazioni, la loro visione, i loro colori e le loro sfumature: si torna in scena!”

Charlie riscalda la voce e ci racconta:

“La Milan Games Week è andata benissimo. È il secondo anno che siamo qui come Team Aqua. L’anno scorso c’era il Battle Lab, per insegnare il competitivo su Scarlatto e Violetto. Quest’anno, invece, ci hanno affidato una Battle Zone dedicata a Leggende ZA. È stato bellissimo vedere quanta fiducia Nintendo ripone in noi. Ogni anno riceviamo feedback positivi, e questa volta abbiamo gestito anche lo streaming del major - non facile, ma incredibile”.

A entrare nei dettagli, è Angelo, incalzato dalle domande di Black_Vanille:

Iniziamo con una domanda tanto semplice, quanto importante: come è andata questa Milan Games Week?

Bene, è andata davvero molto bene con tutte le attività che abbiamo proposto. Le variabili erano tante e le possibilità che qualcosa andasse storto non mancavano. A partire dalla connessione internet per lo streaming e passando per l’affluenza vera e propria del pubblico, perché non puoi mai sapere se la posizione sarà buona, se ci sarà abbastanza traffico di visitatori oppure se faranno fatica persino a trovarti.

Anche per lo stand di Nintendo, non conoscendo gli spazi che avremmo occupato, qualcosa sarebbe potuto andare storto, anche perché noi ci siamo occupati solo di fornire il personale con le competenze adatte per gestire l’area multiplayer di ZA, quindi molte cose erano completamente fuori dal nostro controllo e avrebbero potuto compromettere la buona riuscita delle attività... Ma così non è stato.

Alla Milan Games Week si è tenuto un evento nell'evento: il terzo streaming di un Major in presenza! In questa occasione il partner di riferimento è stato Anime Import, con cui sono stati condivisi con entusiasmo gli spazi per lo streaming. È un progetto che, certamente mi confermerai, necessita di un'organizzazione incredibile, sia dietro le quinte che live! Raccontami, come è nata la partnership con Anime Import? Come è stato per te lo streaming in presenza e, secondo te, come sta venendo accolto dal pubblico?

A conti fatti, questo è stato il nostro secondo streaming di un Major in presenza, o due e mezzo, se vogliamo contarla tutta. Dico “due e mezzo” perché a settembre, durante lo streaming di Francoforte, abbiamo fatto una sorta di prova: avevamo solo la postazione dove in parallelo stavamo gestendo il Battle Lab in collaborazione con PG ESports a Montecatini Terme. Quindi sì, un due e mezzo può starci!

Non direi che sia poco, anzi: è un progetto che richiede un’organizzazione incredibile, sia dietro le quinte che in live. Raccontarla al pubblico fa sorridere, ma la preparazione è davvero enorme. Non immagini quanto lavoro ci sia dietro, soprattutto considerando che per noi è una tipologia di attività nuova. Stiamo sperimentando, sperimentando sempre, con l’obiettivo di ottenere la migliore realizzazione possibile dello streaming… Anche partendo senza un’esperienza consolidata come base.

Quindi noi, sulla carta, a livello teorico e di programmazione, cerchiamo sempre di coprire tutte le esigenze tecniche che una buona realizzazione di un evento e di una produzione streaming fuori dallo studio possono richiedere, ma finché non lo fai davvero, non puoi sapere se hai pensato a tutto e, sotto questo punto di vista, Lucca è stata per noi un ottimo caso scuola, anche grazie al supporto di PG ESports.

Nel caso della Games Week, a livello di complessità, potrei dire che se riesci ad arrivare sul posto senza problemi, senza ritardi e senza complicazioni, con tutto testato e pronto, allora avviare la diretta il sabato mattina in quelle condizioni significa che tre quarti del lavoro è fatto. Resta la parte che per noi è più naturale, più vicina alle nostre corde da giocatori competitivi: raccontare il torneo.

Quindi abbiamo avuto queste realtà che ci hanno supportato e senza di loro non avremmo mai potuto pensare di portare fuori sede, fuori dallo studio, una produzione come questa e, appunto, questa volta invece siamo stati fortemente acclamati da Anime Import, un’azienda importantissima, una realtà con cui collaboriamo da anni e con cui siamo molto amici. Io, Francesco Pardini e Pietro Xella ci abbiamo anche lavorato direttamente. Loro sono davvero appassionati, non solo del mondo pop cult nipponico, ma anche dei Pokémon e del competitivo.

C’è poi Giacomo Viliani, che è un grandissimo appassionato di competitivo, un nostro grande amico, ed è stato lui a insistere tantissimo: «Questa cosa la vogliamo fare, la vogliamo fare insieme a voi». Ed è stato bellissimo.

L’occasione migliore per fare questa sperimentazione, perché se per noi era una prima volta, una prova, lo era anche per chi ci ospitava.

Produrre lo streaming e proiettarlo su uno schermo grande, attirare persone nell’area e quindi anche allo stand di Anime Import… è stata una sinergia naturale. Le attività di Anime Import e di Pokémon vanno a braccetto, c’è proprio un collegamento evidente.

E nonostante lo spazio non fosse enorme, siamo riusciti a proporre lo streaming, a portare le persone vicino allo stand e a condividere tutto sul televisore grande rivolto verso l’esterno. Si è creato davvero un bel clima, nato dalle passioni in comune: loro sono appassionati, noi siamo appassionati… ed è venuta fuori una sinergia incredibile, davvero incredibile.

Sono sicuro che questa non sarà l’ultima occasione di collaborazione con loro su eventi e attività di questo tipo. È qualcosa che sicuramente avrà un seguito.

Il Team Aqua sta realizzando sempre più, evento dopo evento, e per questa edizione della Milan Games Week ha dato proprio il massimo non soltanto portando lo streaming in presenza, ma anche perché in collaborazione con Nintendo, si è tenuto il Competitive Lab; come sono andate queste tre giornate di laboratorio competitivo? In cosa si differenzia dal classico Battle Lab?

Si tratta di un’attività organizzata direttamente da Nintendo, che aveva l’obiettivo di promuovere le diverse anime di Leggende Pokémon ZA. L’area a tema era strutturata in varie sezioni: in una parte c’era il focus sulle Mega Evoluzioni, con statue in formato 1:1 di Mega Lucario e di Mega Gardevoir e in un’altra area, invece, i visitatori potevano vivere l’esperienza del gameplay classico dei Pokémon leggendari: esplorazione di giorno e cattura dei Pokémon, mentre di notte si aprivano le zone di lotta con gli allenatori e le battaglie. Infine, c’era la parte multiplayer, che è stata affidata a noi.

Il nostro obiettivo è stato quello di portare il gioco a un livello successivo, così come facciamo sempre con il competitivo: squadre bilanciate, statistiche calibrate, e così anche per mosse, Mega Evoluzioni e strumenti. Abbiamo allestito otto postazioni divise in due gruppi da quattro giocatori, quindi due lobby da quattro giocatori, per far provare la Battle Royale.

L’esperienza di Leggende Pokémon è stata decisamente riuscita anche da questo punto di vista: il percorso del videogiocatore all’interno del gioco era chiaro e coinvolgente. Oltre a sperimentare le Mega e vivere l’esperienza classica, i giocatori potevano comprendere come si arriva alla trama attraverso il gameplay, unendo divertimento e immersione nella storia.

Un’esperienza un po’ diversa dal solito e perfetta come transizione, chiaramente, in vista di Champions, dove siamo sicuri che i nostri Battle Lab prenderanno tutt’altra piega e diventeranno decisamente il non plus ultra di tutto ciò che abbiamo realizzato finora.