
Davide Fazio: «Sapere quando fermarsi e quando spingere è la chiave per vincere e arrivare lontano»
INTERVISTA
Francesco Bulzis
9/25/202511 min read
Chiacchierata con il campione della gara online, che ha inaugurato come meglio non avrebbero potuto la nuova stagione competitiva. Racconto della prima maratona dell’annata, tra bilanci e consigli preziosi.
«Quando sei primo non tirare la corda, non giocare quando non ce n'è bisogno, che rischi solo che ne perdi una». Se si potesse scegliere una frase per riassumere la campagna online di Davide Fazio, forte del primo posto ottenuto, si potrebbero scegliere queste parole. «Magari perché ci sono Pokémon che possono sorprenderti come tu sorprendi loro; c'è una componente di fortuna, c'è una componente di stanchezza perché magari ne hai giocate 8 di seguito». Una gestione impeccabile delle forze, che lo hanno portato a concludere la gara in prima posizione, anche perché «non serve tirare la corda per niente; mi ricordo che quando raggiungevo un certo punteggio chiamavo le persone con cui testo solitamente, quando gioco, per dirgli: quindi mi fermo? Tiro la corda? Cosa faccio? Tutti mi hanno sempre detto: guarda, fermati lì, stai un attimo fermo, controlla tra qualche oretta, tra 3-4 ore decidi poi come muoverti».
Anche se le notizie dicono che era stata già approvata la Regulation I, in vigore fino a fine agosto, hanno voluto riciclare la Regulation H che, lo sappiamo, è meno permissiva in termini di ventaglio di Pokémon disponibili. Cosa ne pensi, Davide, del riciclo di questa regulation che si pensava non dovesse più essere ripescata?
«Ironicamente, nonostante sia qui per raccontare della mia vittoria, io ero tra coloro che speravano che la Regulation H non tornasse per un semplice motivo: è stato il formato dove avevo fatto peggio durante la stagione scorsa, mentre nella Regulation I, nonostante avessi fatto un solo torneo, ero riuscito a portarlo al Day 2. Semplicemente uno spera di continuare a competere dove è stato bene, quindi speravo di continuare con la I fino al cambio, dovuto magari all'eventuale Champions. Però bisogna arrangiarsi con quello che si ha. Pronti quindi a tornare dove si era già stati, a giocare con la Reg H e ci si è allenati per quello».
Anche perché comunque a un minor numero di Pokémon ammessi, segue un maggior numero di strategie da pensare. Quindi hai dovuto anche un po' reinventarti, suppongo, sulla base di una minor sicurezza che giocoforza un leggendario può darti.
«Verissimo. Anche perché una cosa che si nota moltissimo nei formati Uber, che non si nota invece nei formati come la Reg H, è che si formano un po' le "squadre": certe persone si adattano e decidono che la loro coppia di Uber sarà quella, sarà il loro Miraidon-Lunala di fiducia come lo era per me. Poi magari provano tutte le varie varianti, i vari set, spread, tutte le varie modifiche che uno può fare al proprio team, però uno sceglie a che cosa affezionarsi. In una Regulation H dove non hai il tuo zoccolo duro su cui fare riferimento, invece, devi giustamente ripartire da zero; devi proprio capire cosa vuoi giocare e come, che sia un balance o un hyper offense. La tua interpretazione del formato può essere giocare setup con i Fake Out e il classico Gholdengo, ma quest’ultimo come lo giochi? Può essere resistente, offensivo, Life Orb… per questo ci sono mille sfaccettature da fare su tutti e sei. Mentre quasi si potevano dare per scontate certe cose con gli Uber».
Parlando di strategie e di versatilità dei team, possiamo finalmente alzare il sipario su quelli che sono stati i tuoi sei compagni di avventura durante questa Grand Challenge che hai portato a casa magnificamente. A te l'onore di fare la Sala d'Onore dei tuoi sei campioni.
«I miei sei Pokémon sono stati Incineroar, Rillaboom, Gholdengo, Ursaluna Bloodmoon, Ninetales di Alola e Sneasler, tutti loro in salsa balance. Sono sei Pokémon che si vedono molto nel formato, però di solito questa composizione di team è sempre con un Dragonite. Io ho preferito un Ninetales per due semplici motivi: il primo è che è molto forte perché ha un Ventogelato su cui contare che rallenta i Gholdengo avversari. Quindi, se dobbiamo giocare al gioco del balance, io voglio essere sicuro di avere una forma di speed control come Ninetales, che non solo mi rallenta il Gholdengo, ma batte anche il Dragonite avversario. Quindi si tratta proprio di un vantaggio di tipo e di velocità».


Ci sono ragioni specifiche per ciascuno degli altri 5 membri, come è stato per Ninetales, oppure è stata una scelta un po' a cascata? Ad esempio, mettere Ninetales di Alola e non la controparte di Kanto e necessitando di un tipo Fuoco optare per Incineroar.
«Allora, in realtà è stato un po' il contrario del mio procedimento: i team basati su doppio Fake Out, quindi quelli che ti offrono il controllo di quello che succede sul terreno, sono sempre stati un po' il mio pane. Non sono mai stato un giocatore che abusa del Campo Psichico, e quindi spinge sui danni, ma sono proprio uno di quelli che magari prende 2-3 turni di costruzione della situazione, per poi scatenare l'offensiva una volta che si è pronti e sicuri di non subire troppi danni all'avversario. Ninetales è entrato a pennello in questa meccanica: non è stato il punto di partenza, ma un giusto punto di arrivo sulla build. L'altro punto, secondo me, fondamentale che ha fatto la differenza in questo team è stato Ursaluna: si vede principalmente in salsa Life Orb, il più offensivo possibile, che entra e spera di killare tutto quello che può, mentre io l'ho usato molto più difensivo con gli Avanzi. Questo Ursaluna aveva un po' un set che non si vedeva ancora, anche se già teorizzato nella prima Regulation H, nel 2024: ora è diventato più comune, perché poi ha vinto a Francoforte lo stesso sestetto giocato da Lele Briganti, che ha portato una versione del team simile al mio ma molto migliorata, molto forte, portandosi a casa l'intero torneo meritatamente. Non ha l’Assault Vest che gli permette di reggere meglio, ma gli Avanzi che gli permettono di reggere di più nel tempo. Quindi è un Pokémon che continua a curarsi, accumulando vantaggio grazie al Bruciapelo di Incineroar e successivamente con quello di Rillaboom. Magari subisce il 90% di danno all'inizio della partita, ma la finisce a piena vita perché riesce a curarsi nel tempo di tutto l’incontro. In più, ha Sbadiglio come mossa a sorpresa: è una mossa solidissima, forte anche nei tornei a lista aperta, che permette di punire il setup avversario. Perché se hai fatto un setup e vuoi rimanere in campo, io clicco Sbadiglio su di te. Vuol dire che il turno dopo, se tu non esci, sei addormentato, e spetta a te scegliere se rimanere in campo. Però giochiamo con il tuo Pokémon addormentato. Per me è un vantaggio, davvero».


Parlando di Bruciapelo, mi hai offerto un ottimo spunto. Mi hai fatto pensare che hai lasciato la fase di studio dell'avversario ad un momento successivo, magari quando lui era costretto a scoprire più carte, perché con Bruciapelo hai puntato a crearti subito anche un minimo vantaggio per poter poi gestirlo e capire come avrebbe reagito l’avversario, piuttosto che attendere, studiare e poi reagire.
«Esatto, in realtà sono un po' entrambe le cose che hai descritto: nel senso che il Bruciapelo può costruirti, grazie al tentennamento sul Pokémon avversario scelto, una situazione in cui tu puoi approfittare di avere un'offensiva molto minore contro di te per spingere offensivamente con il Gholdengo, Ursaluna o Sneasler di turno; oppure per uscire da situazioni delicate: per esempio, Ursaluna, in quanto mio perno difensivo, deve rimanere tanti turni in campo, quindi deve recuperare la vita pian piano. Il turno che non ho Bruciapelo disponibile, lo proteggo, mentre il compagno esce per far posto a uno munito del Bruciapelo. Continuando a ciclare questi Bruciapelo, Fake Out Cycling, continuo ad accumulare vantaggio difensivo guadagnando la vita che mi mancava».
Parlando dell'uso di tattiche difensive – a meno che non eleggiamo Ursaluna come Most Voted Player, anzi Most Voted Pokémon (MVP) del tuo team – quali altri tuoi Pokémon sono stati decisivi?
«L’MVP se lo litigano in 2: uno è Ursaluna, di cui direi che abbiamo parlato parecchio, l'altro è Sneasler. Sneasler di solito viene usato come Pokemon fragile, molto veloce, molto offensivo: pronto da subito a fare quello che gli viene meglio, cioè tirare le sue Zuffa e Artigli Fatali, mossa Veleno che mette gli status nel 50% dei casi e tante volte è usata come wild card. Ecco: il mio Sneasler questa mossa non l'aveva nemmeno. Il mio Sneasler non era offensivo, ma difensivo perché aveva l'oggetto Erbaseme il quale, se presente il Campo Erboso messo da Rillaboom, viene consumato e svolge un duplice effetto: attivare un boost in difesa fisica (ottenendo uno Sneasler molto più resiliente, anche aiutato dalla Prepotenza di Incineroar) e attivare Agiltecnica, l’abilità che, quando lo strumento tenuto viene tolto o consumato, permette di raddoppiare la velocità del Pokémon. Con una lead Sneasler-Rillaboom ottengo un Pokémon che ha un boost in difesa, quindi più difficile da tirare giù, che rimane più turni in campo e con una speed raddoppiata: significa dire che non ho bisogno di investimenti pesanti nella velocità come gli altri Sneasler, riuscendo comunque a superare tantissimi Pokémon anche sotto Ventoincoda. Inoltre, avendo due Fake Out, che aiutano molto il setup del team, il mio Sneasler può sfruttare anche Danzaspada, aumentando il proprio output offensivo. Inoltre, per sfruttare la mancanza di uno strumento, anche in caso di perdita del boost difensivo in caso di switch, l’ho dotato di Acrobazia, altro elemento di sorpresa perché di solito non si vede su Sneasler, poiché presenti sempre Zuffa e Artigli Fatali. Io, invece, sfruttavo Acrobazia che mi permetteva di coprire i Coleottero e i Lotta; quindi, il mio Sneasler batteva tranquillamente gli Sneasler avversari senza che questi ultimi potessero farmi grossi danni; e quindi avevo questo Pokémon che riusciva a setuppare tutte le statistiche in un modo molto semplice: con Rillaboom. Inoltre, in gara online gli avversari non possono sapere di questo set da sorpresa, mettendo la partita già in discesa per te che hai un setup sia difensivo sia offensivo».


Non dico che equivaleva quasi a stare al sicuro alzando un muro di gomma, ma ci siamo andati molto vicini. È stata un'ottima giocata, molto intelligente e studiata.
«Sì, è un set che fortunatamente mi ha dato molto. Mi ha dato molta ragione: quando ho deciso di registrarlo per la gara online, questo team già iniziava a gironzolare. Durante le mie fasi di testing avevo visto delle basi molto simili e quando l'ho visto, ho proprio detto “questa è la mia roba”. Ho deciso quindi di provarlo, scoprendo poi che era un team su cui la community stava credendo molto e molti giocatori l’hanno portato con buoni risultati a Francoforte».
Però alla fine diciamo che il tocco italiano è quello che ha vinto.
«Infatti, Lele Briganti ha vinto con una base molto simile alla mia. Io ho vinto la settimana prima, quindi il tocco italiano è stato quello decisivo. Ma i sei sono nati da un'idea diciamo differente. Io ho messo il mio tocco, le mie spread, ho cambiato il Ninetales che aveva un set che a me non convinceva molto. Invece il Ventogelato era chiave in questo formato, e nella gara online ha pagato moltissimo per questa forma di speed control. Però questo Sneasler mi ha stupito da subito perché ha proprio una spread che gli permette di essere difensivo al massimo, perché grazie al fatto che i boost, tu glieli dai in velocità e in difesa con Rillaboom, ottimizzi tutto quello che può fare, non hai bisogno di renderlo veloce per paura di stare sotto agli altri».
Raccontaci un po’ anche della run complessiva: come hai deciso di affrontarla? Hai un match che ricordi particolarmente?
«Io ho affrontato così le gare online: giocavo fino a che non leggevo che ero primo in classifica e poi mi fermavo. Avevamo a disposizione 15 partite al giorno per tre giorni e, nel caso in cui uno non finisse le partite dei giorni prima, si potevano completare anche il giorno dopo. Sinceramente, ho deciso di affrontarla come test per Francoforte: non mi sono iscritto alla gara online con il team che pensavo di portare a Francoforte, ma con il team che, se avesse fatto bene alla gara online, sarebbe stato il mio team di Francoforte, perché sentivo che mi piaceva molto, proprio come idea di building. Mi è piaciuto molto durante la gara online, tanto da arrivare fino in fondo. Ho giocato le prime 13 partite su 15, le ho vinte tutte. Sono arrivato primo in classifica, mi sono fermato a fine giornata, ero arrivato terzo. Avrei recuperato le partite il giorno dopo. Ne ho giocate ancora 7, sono riuscito a vincerle tutte; quindi, mi sono ritrovato sul 20 a 0 ed ero tornato primo. Ho detto "benissimo, adesso ci si ferma e il terzo giorno vediamo quanto gli altri correggono il tiro e io mi adatto di conseguenza". Il terzo giorno è stato più difficile perché ho fatto 10-5 nella mia prima sessione di gioco, però questo 10-5 si è concluso con una ciliegina sulla torta: ho battuto Wolfe Glick, in una partita molto interessante in cui Rillaboom e Ursaluna sono stati molto forti, gestendo l'endgame e portando a casa la vittoria. Poi qui mi sono fermato perché avevo raggiunto di nuovo la prima posizione: erano circa le ore 18 e la gara online finiva alle 2 del mattino. Poi sono dovuto uscire, e quando sono tornato a casa, verso l'una, ho deciso di guardare come fossi posizionato. Ho riacceso la Switch e ho visto che ero ottavo e ho pensato “però scusami, io ho fatto tutta questa fatica, 30 vittorie per essere ottavo?”. Mi sono risposto di no: all'una di notte, mi sono messo a giocare; ho dovuto giocare quattro partite di seguito, finendo sulla linea del timer, ma sono state le quattro partite che mi servivano per passare dall'ottava alla prima posizione».
Direi che possiamo usare questo racconto come consigli su come gestire le gare online.
«Allora, io avevo sentito due scuole. La prima, quella di Andrea di Tivoli che diceva: "gioca finché vinci, la prima che perdi ti fermi, stacchi un po' e poi quando te la senti, passata qualche ora e in base anche ai tuoi impegni, riprendi a giocare". Io avevo un po' meno il peso di fare bene alla gara online, perché ero davvero interessato al testing per Francoforte, ero davvero innamorato del team; quindi, avevo proprio voglia di vedere il suo potenziale. L’ho presa un po’ di petto, a quel punto volevo vincerla, volevo arrivare primo. Per esempio, per altre persone avrebbe senso fare un ragionamento del tipo: "voglio arrivare in top 16 perché mi dà determinati punti che mi fanno comodo per il mondiale; voglio arrivare in top 8; voglio semplicemente vedere se il team è molto buono oppure no". Queste cose sono tutte giuste, però se la si vuole vincere l’approccio è quello di cercare di non giocare quando la situazione è già al top».
Hai guadagnato da questa vittoria 75 Championship Point (punti torneo): in ottica Mondiali, però, sono di meno rispetto a quelli che venivano elargiti nelle scorse gare online. Cosa ne pensi di questo cambiamento?
«Il torneo è molto difficile, quindi pensare che possa valere tutti i punti che valeva prima, secondo me, è legittimo e onestamente non li ho mai trovati esagerati. Però capisco che la gara online abbia delle problematiche, come dare 160 punti quando la top 16 a Londra, un Internazionale, gli anni prima valeva 200. Però è comunque una competizione di 45 partite, aperta a tutto il mondo o quasi: è come un torneo da 4-5000 persone attive che lo giocano. Sono comunque 75 punti fatti da casa e con un validissimo testing: prepararsi a dei giorni del genere ottenendo risultati vuol dire che hai capito qual è la mentalità e l'approccio giusto su come buildare i team. Secondo me, comunque, è vero che bisogna vedere i punti (alla fine si guarderanno quelli), ma bisogna anche vedere il risultato in sé: io a una certa non sapevo nemmeno quanti punti si prendessero, pensavo di averne vinti 65, poi ho scoperto che erano 75, ma io ero infervorato dalla partita, non mi interessavano più i punti, ma proprio la competizione in sé».
Rinverditi i fasti del recente passato, pensiamo alla sua controparte, ai tuoi programmi per la stagione competitiva, su cui aleggia un velo molto importante di curiosità.
«Io sarei interessato ad ottenere l'invito: ho fatto una stagione 2025 un po' più di pausa, perché comunque andare ai Mondiali oltre che una spesa è anche una bella impresa a livello di impegno, di tempo, di risorse, soprattutto dopo aver fatto un anno in cui mi ero dedicato al gioco. Ho deciso che il primo Mondiale, quello del 2024, in un posto come le Hawaii non potevo perdermelo: avevo preso l'invito con il nono posto di Londra, un grande boost in CP e un po' di soldi messi da parte per il viaggio. L'anno dopo l'ho affrontato con un pochino più di calma, i risultati non sono stati così buoni come nel 2024. Quest'anno invece ho la fiamma dentro: voglio prendere l'invito e quindi ho detto che si punta a quello. Il prossimo torneo a cui parteciperò sarà Danzica e ho già la testa su quello, pensando a come affrontarlo per vincere».

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