Certezze e novità: scelte esotiche verdeoro

Protagonisti insospettabili ai Campionati Internazionali Latinoamericani

MAJOR REPORT

Francesco Bulzis

11/27/20258 min read

Sarà la loro presenza esigua nel calendario competitivo, sarà il nome che portano, sarà anche la tradizione recente che ha visto il Tricolore sventolare maestoso… sì, certe tradizioni non cambiano: gli Internazionali confermano di avere un fascino tutto loro. I Latin American International Championships, per gli amici LAIC, portano in dote una certezza: la presenza della Regulation H, al penultimo ballo in questa stagione prima di salutare con il Regionale di Stoccarda e lasciare il passo al ritorno della F. L’ottavo regolamento, prendendo l’ordine alfabetico, si avvia al tramonto lasciando l’Italia a sorridere: nel cammino di avvicinamento al torneo di San Paolo, Brasile, i giocatori azzurri arrivano con una marcia diversa rispetto agli altri.

Tre regionali europei su tre vinti – Emanuele Briganti a Francoforte, Marco Silva a Lille e Simone Sanvito a Danzica – con anche il nostro Eduardo Cunha finalista in terra francese. Un curriculum stagionale di tutto rispetto e un morale in rapida risalita dopo il Mondiale. I pronostici della vigilia ovviamente lasciano il tempo che trovano, dato che i risultati ottenuti comunque non sono garanzia di mutuazione nei tornei che verranno, ma non è scontato conquistare addirittura una tripletta di medaglie d’oro.

Allargando lo sguardo oltre i confini nazionali, un ruolo di rilievo era riservato ovviamente anche agli altri campioni regionali – tra cui spiccano le solite presenze di Giappone e Spagna, arrivate a podio anche lì dove non hanno trionfato. Per quanto concerne i giocatori al LAIC, particolare attenzione si è dovuta porre anche sui padroni di casa del Brasile e per tutti gli altri dell’America Latina, partiti con l’obiettivo di fare la storia: nessuno di loro ha mai trionfato a questi Internazionali. Ci sono andati vicino: l’argentino Juan Salerno ha dovuto arrendersi al nipponico Yuma Kinugawa. Ma procediamo con ordine.

Day 1: Un Sol Invictus formato falena

Ripassando gli eventi precedenti a questo Internazionale, la stagione 2025-2026 sin qui aveva eletto il proprio sestetto favorito. L’equilibrio domina: quella del balance è sicuramente la salsa più preparata per servire i propri menù fatti di toccate (a dirla tutta belle pesanti, un Mazzuolegno di Rillaboom non è esattamente una carezza) e fughe (vuoi per ritirate strategiche o per cambi mirati, considerando che la Velocità media bassa non è). A far sorridere però è Dragonite: lo pseudo-leggendario di prima generazione ha da poco ricevuto una Megaevoluzione in Leggende Pokémon: Z-A e, come è stato particolarmente utilizzato sin qui, farà capolino anche nei nuovi formati. Pokémon Champions è avvisato.

Dati alla mano è possibile confermare quanto osservato: incrociando i dati di tutti i giocatori presenti, è possibile notare come i top usage siano ancora loro, i “magnifici sei” della stagione. Andando a guardare tutti e dodici i protagonisti del primo giorno si nota che Ursaluna non si accontenta, non lascia bensì raddoppia: oltre alla stra-utilizzata (comprensibilmente!) forma Luna Cremisi, si ripresenta anche con la sua variante standard. Dato che di lui si è parlato già in abbondanza in articoli precedenti, usiamo i riflettori per porre attenzione a chi si è guadagnato un posto tra i più utilizzati senza farsi veder arrivare: Volcarona, in continuità con quanto visto all’ultimo Regionale polacco. È molto interessante notare come i primi quattro della classifica generale dei primi otto round – lo statunitense Justin Tang, il canadese Kylan Van Severen, il messicano Alejandro Almaraz e il brasiliano Gabriel Agati – lo abbiano nei rispettivi team. Ed è ancor più interessante notare come il Pokémon Coleottero/Fuoco sia stato declinato in due specifiche maniere.

Gli unici due giocatori a punteggio pieno nel day 1 portano due Pokémon Sole quasi identici: Corpodifuoco, Teratipo Acqua e Baccacedro, a diminuire sensibilmente le debolezze e a tenerlo in campo quanto più possibile. Oltre la sempre-rossa Ondacalda, la combinazione di Ventoincoda e Assillo suggerisce inequivocabilmente un ruolo di supporto. Ciò è confermato anche dal quarto slot con la Protezione presente nel parco mosse della falena di Van Severen, che si differenzia dall’equivalente di Tang: l’americano infatti calca ancora di più la mano con Polverabbia, assicurandosi la redirection delle mosse e soprattutto una priorità +2.

Almaraz e Agati, dal canto loro, creano un equilibrio quasi perfetto tra difensivismo e offensivismo: equipaggiano rispettivamente l’Erbaseme e l’Anonimanto, optano per teracristallizzare Folletto (anche qui procurandosi un vantaggio in termini di debolezze) e impostare un differente quartetto di mosse: le già citate Protezione e Ondacalda, accompagnate da scelte definibili “di sfondamento” come Eledanza e Terascoppio. Quest’ultima, senza scadere nel banale, è una coverage che funziona come il prezzemolo nei piatti: tutti i Pokémon più utilizzati o sono deboli alle fate o comunque ci resistono in maniera non eccezionale. Motivo per cui si è scelto di dedicare un focus al Re del Castello Sepolto, il luogo dove lo si può catturare durante l’avventura a Unima.

Day 2: Meteoropatia portami via

Ai nastri di partenza del secondo giorno si sono presentati 7 italiani su 17, oltre al nostro Eduardo Cunha. Tra le trovate tricolori spiccano quelle di Leonardo Bonanomi: Kingambit, la scelta esotica della squadra (così definito solo per il non esserci tra i dodici più usati nel torneo), trasforma la sua proverbiale lentezza in una… Garanzia (e senza ricorrere alla Distortozona); attaccando giocoforza dopo, il samurai sarà sicuro di elargire danni molto più pesanti su un avversario già provato.

Lo sfoltimento dei giocatori in gara con l’approccio alla Top cut ha portato anche dei cambi a livello di utilizzo di Pokémon: i dodici più usati, oltre a vedersi variare qualche posizione, salutano Ursaluna di Hisui per accogliere tra le loro fila Pelipper. Sorprende? Non più di tanto, nonostante gli altri mostri (nel vero senso della parola) che lo affiancano, ma il pellicano si conferma maestro dei meteo: come porta giorni di pioggia lui, nessuno (in realtà ci sarebbe anche Kyogre, ma come si sa non vedrà questi palcoscenici per un po’).

La new entry tra i top usage è anche il fiore all’occhiello della squadra di Pio Pero, top 32 di questi Internazionali assieme a Cunha. Il nostro Francesco si è avvalso di Ursaluna di Hisui – portato con la sua build migliore e più utilizzata in meta, ovvero quella che lo trasforma in una bomba votata all’Attacco fisico – e di un Sinistcha pronto a servirlo, non solo con la sua abilità Ospitalità ma soprattutto con la Distortozona.

Day 3: La finale dei LAIC e le prospettive per il futuro

Questo torneo ha fatto bene a Incineroar, già uno dei dominatori della stagione, intento a godersi la riscoperta di nuove frontiere offensive. Lo starter Fuoco/Buio di Alola è uno dei punti in comune tra Argentina e Giappone, con due build che potrebbero definirsi “a specchio”: Prepotenza per entrambi, il nipponico tera Acqua e il sudamericano invece Erba, Visierantisabbia dal Sol Levante e Baccacedro dal Rio de la Plata, e un parco mosse identicoBruciapelo, Fuococarica, Privazione e Monito. Due terzi tipi che si espongono l’uno all’altro, tra debolezze tipiche loro e STAB piriche. Yuma Kinugawa e Juan Salerno si presentano al tavolo della finale con un’idea molto chiara: affidarsi ai propri punti forti e giocare di contropiede.

Un attacker così, tuttavia, avrebbe avuto vita breve se non fosse stato per la chiave di questo team: trattasi della core da sun manuale formata da Whimsicott e Typhlosion di Hisui, quest’ultimo con tera Fuoco e con le Lentiscelta. Il quadro è completato da un Ursaluna Luna Cremisi ripescato dagli esordi della Reg H (cara vecchia Assorbisfera…), da un Farigiraf anti-priority (Bruciapelo e Sbigoattacco possono diventare un problema se non neutralizzate) e da un Flamigo rivelatosi un jolly (vedasi focus poco più avanti). Una filosofia offensivista che più offensivista non si può sarà quasi sicuramente il traino del cambio di regolamento e alzerà il sipario su Pokémon Champions.

Il primo game della finale si è aperto proprio con Incineroar da parte di Kinugawa, che al pari di Salerno schiera anche Ursaluna Luna Cremisi. L’altro punto in comune tra i due, con poca sorpresa stante anche il suo dominio quasi incontrastato della corrente stagione competitiva. La girandola di sostituzioni è una delle fotografie di questa regulation: entrambi i finalisti svelano immediatamente tutte le carte, mossa che si è vista abbastanza spesso con la H. La mossa chiave del game è una OHKO su un entrante in campo: il Giappone imprime la svolta grazie alla teracristallizzazione Normale dell’orso, che abbatte Sneasler e successivamente Rillaboom. Un vantaggio messo neanche per un minuto in discussione e che si pone come riassunto efficace dell’andazzo del competitivo sino al momento in cui si scrive: se i top usage sono quelli analizzati, la finale ne è stata l’ennesima dimostrazione.

Il secondo game, apertosi nella stessa maniera del precedente, propone una variazione sul tema del duello nippo-argentino inserendo un altro dei Pokémon più utilizzati nel formato: Gholdengo, schierato da un Salerno apparso privo di soluzioni efficaci dopo che, nel game precedente, il Farigiraf avversario aveva vanificato i Bruciapelo del suo Incineroar. Ma ancora, Kinugawa è stato capace di imprimere un’altra svolta alla partita grazie ad uno strumento particolare: si parla della Baccababiri assegnata a Whimsicott, strumento consumabile che dimezza la potenza della prima mossa acciaio subita - a dimostrazione di quanto, in questo torneo, un team in salsa creative ha avuto più chiavi per minare la solidità di scelte rivelatesi più prevedibili. L’Argentina ha portato vari membri dei dodici più usati in stagione, mentre il Giappone ha puntato sull’imprevedibilità: puntando sul Flamigo, che in pochi avrebbero potuto pronosticare, ha concretamente risposto al ritrovarsi davanti Gholdengo. È la scelta che consegna a Yuma Kinugawa il titolo, e dà indicazioni importanti per i tornei venturi.

Anche se non è una scoperta totale, la scelta di Flamigo sicuramente verrà presa d’esempio e merita un suo focus: Nervisaldi, Focalnastro e rafforzamento della parte Lotta teracristallizzando. Le mosse assegnate la dicono lunga su come il fenicottero sia stato pensato: Zuffa, Fintoattacco, Individua e Bodyguard. Ovvero: pensare una mossa avanti. Avere la tranquillità di potersi proteggere e la possibilità di attaccare sui cambi effettuati dagli avversari - che come raccontato ci sono stati in gran quantità - gli ha permesso di puntare su una STAB ignorando l’abbassamento delle statistiche. Flamigo accende una riflessione interessante: conferma la capacità di gestione delle coverage dei tipi Lotta, abile a contrattaccare efficacemente a molti dei top usage stagionali; inoltre, è in grado di colpire pure i Pokémon Spettro grazie alla sua abilità, la quale per giunta gli impedisce di subire la Prepotenza avversa.

Questo LAIC si chiude con ben quattro italiani nella top 10 europea per numero di punti conquistati, il che rende il nostro Paese il più presente per il Vecchio Continente. San Paolo saluta con tanti insegnamenti, per i team giocati e per le combinazioni… che sono pronte a venir totalmente scombinate: le Teracristallizzazioni stanno per lasciare i riflettori alle Megaevoluzioni, il che porterà ovviamente strategie completamente diverse. Si prende in prestito la riflessione di Pietro Xella: tendenzialmente si rinuncerà a uno strumento per cento punti in più nelle statistiche, e non tutti potranno vantare un nuovo tipo su cui puntare. A proposito di riflettori: sono già puntati verso febbraio 2026, al trentennale del franchise che amiamo, allo storico annuncio della decima generazione e al prossimo Internazionale. Pensando al futuro più prossimo c’è comunque tutta una Regulation F da giocare. Il passaggio in Europa l’anno prossimo non può che portare con sé un augurio: che, come successo nei tre Regionali giocati sin qui nel nostro continente, il cielo sia azzurro anche sopra Londra.

Articolo redatto con la collaborazione tecnica di Fausto – “Mozart9398” – Terrana, a cui va un ringraziamento.